Canzone per la prima volta pubblicata nell'album "Signora Bovary" del 1987
Ma dove sono andate quelle piogge d' aprile che in mezz' ora lavavano un' anima
o una strada
e lucidavano in fretta un pensiero o un cortile bucando la terra dura e nuova
come una spada?
Ma dove quelle piogge in primavera quando dormivi supina, e se ti svegliavo
ridevi,
poi piano facevi ridere anche me con i tuoi giochi lievi?
Ma dove quelle estati senza fine, senza sapere la parola nostalgia,
solo colore verde di ramarri e bambine e in bocca lo schioccare secco di
epifania?
Ma dove quelle stagioni smisurate quando ogni giorno figurava gli anni a venire
e dove a ogni autunno quando finiva l' estate trovavi la voglia precisa di
ripartire?
Che ci farai ora di questi giorni che canti, dei dubbi quasi doverosi che ti
sono sorti
dei momenti svuotati, ombre incalzanti di noi rimorti,
che ci potrai fare di quelle energie finite, di tutte quelle frasi storiche da
dopocena;
consumato per sempre il tempo di sole e ferite,
basta vivere appena, basta vivere appena...
E ora viviamo in questa stagione di mezzo, spaccata e offesa da giorni
agonizzanti e disperati,
lungo i quali anche i migliori si danno un prezzo e ti si seccano attorno i
vecchi amori sciagurati,
dove senza più storia giriamo il mondo ricercando soltanto un momento sincero,
col desiderio inconscio di arrivare più in fondo per essere più vero...
Ma dove sono andate quelle piogge d' aprile? Io qui le aspetto come uno schiaffo
improvviso,
come un gesto, un urlo o un umore sottile fino ad esserne intriso,
io chiedo che cadano ancora sul mio orizzonte angusto e avaro di queste voglie
corsare,
per darmi un'occasione ladra, un infinito o un ponte per ricominciare...