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Bibliografia
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Cròniche Epafàniche
F. Guccini, Feltrinelli
Editore, 1989
Pagine: 179 - Formato: 12,5x19,5
EAN13: 9788807811708
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"Sono nato a Modena il 14 giugno 1940, dopo pochi mesi mi sono
trasferito (o meglio mi hanno portato) a Pavana (Pistoia) nella
casa dei nonni paterni dove ho trascorso i primi anni di vita:
là si svolgono le Cròniche, Ho fatto diverse cose, tra queste ho
scritto e cantato delle canzoni." (Francesco Guccini )
"La ballata più lunga e appassionata di Francesco Guccini.
Guccini lascia la chitarra e si fa accompagnare da un fiume. Per
attraversare lingue musicali e misteriose, un popolo allegro e
ribelle, un'isola favolosa in pochi metri d'acqua, che forse
esistono ancora appena fuori delle nostre città." (Stefano Benni
)
"Il grande affresco della gente del fiume, e dell'infanzia
ritrovata, è costato certo a Guccini faticose indagini, da
filologo amoroso: il premio è la leggerezza per il lettore,
gradita e insperata sorpresa." (Severino Cesari )
"... un poema narrativo, una saga familiare. Con rigore,
pazienza sorridente, un'abile fantasia dentro a una verità di
atti e fatti accaduti, la ricerca di una poesia controllata e
momenti di bei divertimento. E poi... con un linguaggio che
sorprende; in queste pagine da leggere, da vedere, da
immaginare." (Roberto Roversi )
Dall'anticipazione:
L'autore: "Sono storie di Pavana il mio paese, che si dipanano
sul filo della memoria. Il racconto parte dalla vecchia casa
dove abitavo, un mulino ad acqua. Come genere letterario potrei
definirlo un falso minimalismo".
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Vacca d'un cane
F. Guccini, Feltrinelli
Editore, 1993
Pagine: 160 - Formato: 12,5x19,5
EAN13: 9788807813030
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Dalla campagna Francesco si trasferisce in città, con il treno
per la Città della Motta, per Carpi-Suzaramantova si cambia, e
arrivare in una stazione sconosciuta e in una casa nuova, dove
imparare una nuova pronuncia per non essere stranieri, perché in
città sono tutti dei signori e i padri d'inverno indossano il
paltò. Il futuro e la nuova periferia. E la nebbia, la Padania
con i suoi cibi e bevande, zamponi e lambruschi, e poi la scuola
con il bidello, i discoli, le tabelline e i problemi e Suor
Carmelina che porta tutti in chiesa. Coppi e Bartali e le cicclo
"mi fai fare un giro?"... I primi balli, i 45 e i 33, finché è
il gruppo col quale suonare nelle balere, basso chitarra e sax.
Inizia l'era del Sacro Rock. Storie della tradizione, personaggi
e ricordi personali si fondono in un'unica saga
popolare-contadina, insieme alla ricerca sulla musicalità di un
liguaggio sanguigno e curioso. Dall'infanzia all'adolescenza, il
seguito ideale di "Cròniche Epafaniche".
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Macaronì
F. Guccini e L.
Macchiavelli, Mondadori, 1998
Pagine: 296 - Formato: 12,7x19,7
EAN13: 9788804450849
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1884. La miseria spinge a emigrare, spinge ad accettare lavori durissimi. Che
induriscono anche il cuore. 1938. Si campa appena, ma non si parte più. Anzi
qualcuno ritorna. Nel cuore selvaggio dell'Appennino tosco-emiliano, tra povere
case e tavoli d'osteria, il passato si ricongiunge al presente. E i ricordi di
remote atrocità diventano il movente di una catena di delitti. Una violenza che
sconvolge la vita del paese. Un enigma per il maresciallo dei carabinieri,
costretto affare troppe domande prima di ottenere l'unica risposta che vale. Un
eclettico cantautore e un affermato giallista, insieme, per questo romanzo
poliziesco carico d'atmosfere e di tradizioni.
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Un disco dei Platters
F. Guccini e L.
Macchiavelli, Mondadori, 1998
Pagine: 336 - Formato: 12,7x19,7
EAN13: 9788804471912
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E' l'inizio degli Anni Sessanta quando il maresciallo Santovito, spinto da una
vaga nostalgia, ritorna nel paese dell'Appennino tosco-emiliano che l'aveva
visto al centro di un'intricata catena di delitti. Il suo arrivo coincide con
due morti misteriose: un ragazzo salta su una mina, residuato dell'ultima
guerra, un altro viene scoperto affogato in un corso d'acqua. La paura comincia
a serpeggiare, la superstizione popolare evoca con sommesso orrore il nome della
Borda, sorta di spirito maligno annidato nelle acque del torrente Guelfa, e
altre inquietanti leggende. Santovito non avrebbe nessuna intenzione di farsi
coinvolgere, occupato com'è a inseguire ricordi, a inquadrare volti conosciuti o
trasformati, a conteggiare gli assenti, a riconoscere e a dimenticare. Quando
però sulla scena si presentano una professoressa troppo carina e forse troppo
curiosa e un vecchio amico che risveglia dolorose rimembranze, e quando il
Romitto Del Castagno, sorta di strampalato custode che vive in mezzo alle rovine
dell'Abbazia, scompare misteriosamente, il maresciallo decide che è giunta l'ora
di scendere in campo. Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli, assieme a una
nuova avventura del Maresciallo Santovito raccontano un pezzo d'Italia eterna e
datata, vicinissima e lontana che nella mente del lettore monta e rifluisce,
s'allontana e ritorna come l'onda della memoria.
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Storia di altre storie
F. Guccini e V. Cerami,
Piemme Editore, 2001
Pagine: 140 - Formato: 13x21
EAN13: 9788838478239
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Volti, oggetti, odori sono i protagonisti di queste pagine. Ma anche l'America
(sognata e poi vista), l'Italia (della guerra, del boom, del Sessantotto, di
oggi), i fumetti, le parole, Chaplin, Pasolini, Dylan, avvocati stregati dal
jazz e montanari che citano Dante. Giocando al gioco della memoria, Guccini e
Cerami ripercorrono la loro storia. E, nel tiro incrociato dei ricordi, anche la
nostra.
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Questo sangue che impasta la...
F. Guccini e L.
Macchiavelli, Mondadori, 2001
Pagine: 336 - Formato: 15x22,3
EAN13: 9788804505006
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All'inizio degli anni Settanta, a Bologna, nel clima della rivolta giovanile,
comincia a serpeggiare anche la strategia della tensione. Due avvenimenti
irrompono nella tranquilla vita da pensionato dell'ex maresciallo Benedetto
Santovito. Un giovane in tuta mimetica viene scaricato, morente, davanti
all'ospedale di un paese dell'Appennino. E poco dopo, una studentessa, figlia di
un'amica del maresciallo, scompare misteriosamente. I due avvenimenti sono
collegati? Santovito deve scoprirlo in una città brulicante di ragazzi, slogan
di piazza, figure di rivoluzionari e spioni, un luogo dove l'utopia e le trame
più occulte si fondono in una zona grigia, indistricabile.
Millenovecentosettanta. E l'Italia in cui comincia a serpeggiare la
strategia della tensione, mentre continua la rivolta degli studenti e si
diffonde l'esaltazione per una vita promiscua, libera, creativa. Alla febbre dei
nuovi tempi non può sfuggire neppure l'ex maresciallo Benedetto Santovito, che
ha lasciato l'Arma ma non l'impervio paese dell'Appennino che gli è entralo
nella pelle e nel cuore, insieme ai silenzi della sua gente. La concomitanza di
due avvenimenti misteriosi strappa Santovito dall'orizzonte di quieta
contemplazione in cui è immerso, uno stile di vita semplice, costruito attorno
alle ricerche di funghi nel bosco, alle rituali accensioni del toscano, alla
squisita cucina della Napoletana e al ricordo di Raffaella, la sua donna, che
non è più con lui. Nottetempo, un giovane in tuta mimetica viene scaricato
morente davanti all'ospedale della cittadina da una jeep che riparte sgommando
nel buio. L'infermiera di turno, Domenica, ha un figlio adolescente i cui amici
posseggono una jeep. Questa coincidenza basta a inquietarla profondamente e a
spingerla dall'ex maresciallo Santovito, perché lui continua a essere per tutti
il maresciallo, anche se il nuovo arrivato, il veneto Garbili, è un uomo
sollecito e disponibile. Ma Domenica non è l'unica madre che è in ansia per il
proprio figlio e ha bisogno di una figura in qualche modo paterna. C'è anche
Patrizia, una vecchia amica, che vive nell'angoscia: la figlia Raffi è
scomparsa. A Bologna i suoi compagni della nuova bohème studentesca non sanno
più niente di lei. Santovito non se la sente di deludere le due donne e indaga
su due fronti: in montagna per trovare l'assassino del giovane in tuta mimetica,
e in città per seguire le tracce della ragazza scomparsa. Lo aiutano nuovi
personaggi, mentre vecchie conoscenze lo intralciano; tra queste l'inossidabile,
nell'ostilità come nell'idiozia, maresciallo Ares Amadori, che nel frattempo,
come molti raccomandati e non pochi stupidi, ha fatto carriera. Sia a Mazzacane,
in mezzo a boschi, erte e forre, sia sotto i portici bolognesi, sui tetti, nelle
camere affittate a studenti, i luoghi propizi a un agguato non mancano; e non
mancano i potenziali sospetti tra pastori sardi taciturni, loquaci informatori,
ufficiali dei Servizi Segreti e aspiranti rivoluzionari. Tra le mura della città
e in mezzo al fogliame dei boschi, le utopie scandite ad alta voce negli slogan
di piazza e le trame più occulte si mescolano in una zona/grigia, pericolosa,
assassina. Ancora una volta Francesco Guccini e Loriano Macchiavelli raccontano
una storia appassionante fondendo gli elementi classici della detection con la
ricostruzione della storia italiana più controversa e, a distanza di anni,
ancora bruciante.
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Lo spirito e altri briganti
F. Guccini e L.
Macchiavelli, Mondadori, 2002
Pagine: 235 - Formato: 12,7x19,7
EAN13: 9788804519690
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Un animale misterioso si aggira per i boschi. Un orso? Un lupo? O qualche altra
ignota creatura? Che sia un fantasma che scivola nella tenebra dei monti
lasciando dietro di sé un terribile lamento? Sono molti i misteri custoditi da
queste terre d'Appennino freddo e aspro, che il maresciallo Benedetto Santovito,
originario di un paese della mite costiera cilentana, ha imparato a rispettare e
ad amare da quando vi si è trasferito, sul finire degli anni Trenta. Col tempo
Santovito è diventato uno del posto, e in tutti questi anni ha sentito
raccontare storie di banditi e di briganti. Quelle che ora è pronto a rievocare,
spaziando tra gli anni e le epoche, per raccontare le gesta del Principino,
dello Spirito e degli altri, sempre pronti a tirare d'archibugio e di coltello
ma anche, all'occasione, a sfidarsi in una "tenzone" poetica in ottava rima.
Rivivono nelle sue parole i colori, gli odori, i sapori di un'epopea umile e
antica, ora venata di nostalgia, ora serena nell'accettare l'inevitabile
cambiamento
Dall'edizione "Scrittori italiani" Be', briganti e banditi... sì, come no? ce ne
sono stati e ne ho sentito parlare, ma bisogna distinguere. Le parole brigante e
bandito sono spesso usate come sinonimi, ma in realtà da queste parti avevano un
significato differente. Oggi no, oggi ci sono solo i banditi.
Un animale che qualcuno assicura di aver visto, ma del quale circolano
descrizioni confuse e contraddittorie, si aggira per i boschi. Un orso? Un lupo?
O qualche altra ignota creatura, una bestia, di cui in passato si raccontava
durante le veglie invernali nelle stalle e di cui non si è ancora perduta la
memoria? E il fantasma che scivola nella tenebra dei monti lasciando dietro di
sé la scia sonora d'un terribile lamento? C'è chi giura di averlo visto, e si
tratta di cercatori di funghi, abituati a conoscere ogni segreto dei boschi e
delle piante, e di donne, poco inclini a credere alle favole... Sono molti i
misteri custoditi da queste terre d'Appennino freddo e aspro, che il maresciallo
Benedetto Santovito, originario di un paese della mite costiera cilentana, ha
imparato a rispettare e :ad amare da quando vi si trasferì, sul finire degli
anni Trenta. Col tempo, Santovito è diventato uno del posto; l'Appennino è la
sua seconda patria. Ormai è uno dei vecchi, e non solo conosce tutti, ma ha
visto il paese cambiare, e tante volte. Ha visto una miseria antica, costumi e
abitudini ancora ottocenteschi sbiadire transitando verso la modernità, e ha
visto la gente emigrare e poi il benessere del dopoguerra irrompere trasformando
radicalmente gli abitanti e il paesaggio. Ha visto arrivare i meridionali come
lui, e i villeggianti, e gli extracomunitari. Ha visto cambiare le generazioni
dei commercianti, le botteghe diventare negozi, e i negozi diventare shops. Ha
sentito raccontare storie di banditi e storie di briganti. Ha capito che i "bei
tempi antichi" sono una fola, che per secoli la montagna fu un feroce Far West,
ma che anche quei periodi bui di prevaricazione e di crudeltà, forse proprio per
le 'qualità comunque eccezionali degli uomini d'allora, sono ricchissimi di
grandi storie. Ed ecco le gesta del Principino e di Gigione, del Curato, del
Domenichino e dello Spirito, pronti a tirar d'archibugio e di coltello, ma
anche, all'occasione, a sfidarsi in una "tenzone" poetica in ottava rima.
Memoria storica, narratore in prima persona o semplice ascoltatore. Benedetto
Santovito è pronto a spaziare tra gli anni e le epoche, ad alternare storie
"gialle" tradizionali a investigazioni "anomale", che magari spiegano un crimine
con un fenomeno linguistico o indagano sulle ragioni di un modo di dire con la
stessa circospetta attenzione con cui cercherebbero di stanare un colpevole. I
lettori delle avventure di Santovito ritroveranno in questo Lo Spirito e altri
briganti i colori, gli odori, i sapori di un'epopea umile e antica, ora pura e
ora contaminata, ora venata di nostalgia, ora serena nell'accettare il
cambiamento, la trasformazione di un mondo che magari ci è piaciuto ma che, come
ogni cosa vivente, non può durare.
Un bel mix di giallo e racconto popolare, libro di racconti che raccoglie le
avventure del marescialllo Benedetto Santovito in un arco di tempo che va
dall’ultima guerra agli anni Settanta. Il maresciallo è protagonista di indagini
o è semplice ascoltatore di avventure e di leggende che gli raccontano gli
abitanti dell’appennino bolognese in cui ha vissuto e lavorato per tanti anni. I
lettori di Macaronì, Un disco dei Platters e Questo sangue che impasta la terra
ritroveranno i paesaggi, le atmosfere e i personaggi che ormai gli sono cari.
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Cittanòva Blues
F. Guccini, Mondadori,
2003
Pagine: 218 - Formato: 12,7x19,7
EAN13: 9788804536574
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Con il suo stile ricco di echi e di sfumature, ora lirico e ora comico,
Francesco Guccini racconta la vita picaresca dei ragazzi e delle ragazze nella
Bologna fine anni '50 inizio anni '70, con tutti i loro luoghi, i loro miti e i
loro sogni: la prima Cinquecento, la naia, le osterie dove si fa mattino a
parlare di musica e poesia davanti a un bicchiere di vino, i viaggi, i primi
complessi e i primi amori... Ma la protagonista è lei, quella Bologna "Parigi in
minore" che fa da sfondo all'educazione sentimentale del protagonista: grande e
umana, simbolo di un tempo e una cultura in cui tutti i sogni sembravano
possibili. È un canto, quello di Guccini, su una città, un'epoca e un mondo che
non ci sono più. Un canto dal respiro ampio, felice, liberatorio, come quello
del blues, che ci offre il ritratto di una generazione che ha molto lottato,
molto sognato e molto sbagliato e che qui si ritroverà in una foto nient'affatto
in posa.
Dall'edizione rilegata: ... e fabulando del più e del meno gli avevi fatto la
proposta, verresti a suonare con noi? Abbiamo un complesso così e così (allora
si chiamavano complessi, ed erano di là da venire i tempi dei gruppi, e poi
quello delle band, coma la band d'Affori). E lui, a piedi con altri sgobbi,
scioltisi oramai i favolosi Golden Rock Boys (pensa tè) aveva accettato, con
signorile superiorità.
"Cittanòva blues" è Bologna dalla fine degli anni '50 all'inizio degli anni '70.
In una prosa poetica ricca di echi, di vibrazioni e di sfumature, intarsiata di
dialetto, di gergo e preziosismi letterari eppure sempre leggibile per il ritmo
rapinoso che sa creare e per gli irresistibili effetti ora espressionistici, ora
lirici e comici, Guccini racconta la vita picaresca dei 'musici' negli anni '60
e quella dei ragazzi e delle ragazze di allora, con tutti i loro luoghi, i loro
miti e i loro sogni: la prima Cinquecento (il 'Centoscudi'), la garconnière (il
'tràppolo'), la naia, le osterie, i primi gruppi musicali, che oggi sono le
'band' ma una volta si chiamavano ancora 'complessi'... E' un canto, quello di
Guccini, su una città, un'epoca e un mondo che non ci sono più. Ma lo spirito è
tutt'altro che provinciale: il respiro è ampio, felice, liberatorio, come quello
del blues dei neri d'America che evoca i grandi paesaggi della Louisiana e di
New Orleans. I lettori di "Cròniche Epafániche" e "Vacca d'un cane"
riconosceranno in "Cittanòva blues" l'ultimo atto, il compimento di una trilogia
nata sull'Appennino e passata per Modena (la 'Città della Motta'), ritroveranno
le passioni antropologiche di Guccini e la sua natura di indagatore minuzioso
della lingua, della cultura materiale e del panteon spirituale di genti semplici
ma sapienti, cresciute al ritmo della terra e delle stagioni, modellate dal
lavoro e dai riti della famiglia e della comunità, prima di essere travolte
dall'onda del moderno. Quell'occhio, capace com'è di scrutare nelle goffaggini,
nelle durezze, nell'inerme euforia della giovinezza, ci offre un ritratto
indimenticabile di una provincia nella quale si può ormai riconoscere gran parte
sia della provincia italiana degli anni '60 sia di una generazione, quella che
oggi si avvia a 'tirare le reti'. Si tratta di una generazione importante, che
ha molto influenzato le successive, che ha molto lottato, molto sognato e molto
sbagliato e che qui si ritroverà in una foto nient'affatto in posa. In queste
pagine il lettore non coglierà né esaltazioni né ritrattazioni, né invocazioni
nostalgiche né bilanci amari, sentirà semplicemente la musica e le dissonanze di
quei giorni, come le restituisce la voce dolce e aspra della poesia.
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Tango e gli altri
F. Guccini e L.
Macchiavelli, Mondadori, 2007
Pagine: 339 - Formato: 15x22,5
EAN13: 9788804561286
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"Ti vedo scuro, Santovito. Cattive notizie?" Per un po' il maresciallo non
risponde e fissa i fogli. Poi posa la lettera sulla scrivania e la spinge verso
il superiore. Dice sottovoce:"Leggi, Friggerio. E' il passato che ritorna. E non
è un passato piacevole."
Una raffica di mitra del plotone di esecuzione mette fine alla giovane vita del
partigiano Bob, ma questa volta non sono nazifascisti quelli che sparano.
Accusato di un atto di efferatezza, aver sterminato l'intera famiglia del
Patriarca, Bob è stato giudicato in fretta e furia dal tribunale partigiano
composto dai suoi commilitoni della brigata Garibaldi e da un commissario
politico venuto da oltre la linea del fronte. Fascistissimo, il vecchio Bernardi
- detto "il Patriarca" della grande casa situata in località "le Piane" - può
aver suscitato il rancore di molti, ma un massacro di civili di tale entità non
può essere giustificato in nessun modo, perché rischia di alienare ai partigiani
il favore della popolazione. È per questo che la sentenza di morte è stata
subito eseguita. Tuttavia, poiché molti sono i particolari che non tornano a
proposito del massacro delle Piane, un'altra brigata ha affidato una parallela
indagine a Benedetto Santovito, reduce dalla Russia e diventato anche lui
partigiano di Giustizia e Libertà con nome di battaglia "Salerno" su quelle
stesse montagne fra le quali aveva fatto il maresciallo: con la certezza che un
carabiniere, come un prete, resta carabiniere nell'anima, qualunque abito
indossi. L'escalation drammatica degli eventi bellici impedisce a Santovito di
portare a termine un'indagine appena iniziata, ma molti anni dopo, nel 1960, il
passato bussa di nuovo alla porta e una lettera appassionata e struggente
obbliga il maresciallo a ritornare sul caso. Solo che gli anni hanno cambiato,
se non i luoghi, tutte le persone. E molto profondamente. Coloro che furono
giovani partigiani pieni di speranza adesso, premiati o bastonati dalla vita,
sconfitti oppure assisi in posti di potere, non sono più quelli di un tempo. O
lo sono in una strana maniera deformata ed è con queste mutazioni, specchio dei
cambiamenti di un intero Paese, che la difficile inchiesta di Santovito ha a che
fare. E forse, per scandagliare alcuni dolorosi segreti che muovono le azioni
umane, anche il maresciallo dovrà deporre le sue armi e affidarsi all'intuito di
Raffaella, la dolce e risoluta insegnante del paese... Per ampiezza della
concezione, numero dei personaggi e scansione dei piani temporali. Tango e gli
altri è forse il romanzo più ambizioso dell'intera serie di gialli appenninici
con il maresciallo Santovito protagonista. Guccini e Macchiavelli mettono in
scena una vicenda complessa, inquietante, corale, e raccontano un periodo della
nostra storia senza fare sconti a nessuno, ma rivendicando anche, e con
fierezza, quegli ideali che l'incedere inclemente della storia e la memoria
corta degli uomini cancellano con troppa leggerezza.
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Icaro
F. Guccini, Mondadori,
2008
Pagine: 101 - Formato: 14,5x22,3
EAN13: 9788804562214
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Ragazzi che nel dopoguerra giocano con quel che trovano, fossero anche residuati
bellici; giovani partigiani in attesa nei boschi dell'Appennino; bambini che
assistono stupefatti alle complicate macchinazioni degli adulti. E indigeni
astuti alle prese con i vacanzieri di turno, pensionati ormai al finale di
partita, cocchieri palermitani che devono saper tenere i segreti...
Guccini tratteggia delle figure, inquadra dei dettagli, ne sottolinea altri, in
una successione di racconti che si fanno eco, come sette tracce di un ideale
album, e che sono altrettanti squarci di esperienza, lampi di vita ora
malinconica, ora arguta, ora straziata. Racconti poetici, ironici, anche
crudeli, talvolta misteriosi, ma sempre di esemplare nitidezza, storie la cui
semplicità lievita attraverso una scrittura sorvegliata, visiva, scoppiettante
di invenzioni linguistiche.
In queste sette storie, l'universo narrativo di Francesco Guccini si riconferma
in tutta la sua densa essenzialità, e il lettore appassionato ritrova gli
ambienti, i personaggi, le atmosfere più classiche del mondo dell'autore
bolognese, e quella sua inesausta vena civile, ancora una volta al servizio di
una emozionante fantasia narrativa.
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Non so che viso avesse
F. Guccini, 2010
Pagine: 228 - Formato: n.d.
EAN13: 9788804583622
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L'autobiografia di Guccini scritta a quattro mani con l'amico Alberto Bertoni, italianista e poeta ma soprattutto suo infaticabile esegeta e rintracciatore di memorie. E di testi. Come il quaderno ritrovato delle sue prime canzoni tutte inedite. O gli articoli di Francesco giornalista alla Gazzetta di Modena di Guglielmo Zucconi e Arrigo Levi. Il "Guccio" racconta tutto: le radici, la famiglia, il mulino, i nonni e i bisnonni. Pavana, luogo mitico della geografia dei suoi fan. E la locomotiva. E la piccola città bastardo posto, la mia America e la sua, e lui che come in un libro scritto male si era ucciso per Natale. Versi che oggi si studiano nelle scuole e hanno fatto dì Guccini sia un classico sia un poeta contemporaneo. E poi ancora la vita, gli amori, la politica, il vino, le sigarette che ha smesso di fumare e dice di non riuscire più a scrivere e cantare.
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Malastagione
F. Guccini e L. Macchiavelli, Mondadori,
2011
Pagine: 312 - Formato: n.d.
EAN13: 9788804606673
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La scena è sempre la stessa, l'Appennino tra Emilia e Toscana. Un vecchio cacciatore, Adùmas (per suo padre che amò molto il romanzo “I tre moschettieri” di un certo A. Dumas, un punto in più o in meno non faceva molta differenza), bracconiere e fornitore dei ristoratori del luogo, sta facendo la posta a un cinghiale. Ma quello che vede gli congela il dito sul grilletto: la bestia che passa di corsa tiene in bocca un piede umano... Adùmas è sobrio, ma i paesani, che sanno quanto gli piaccia alzare il gomito ogni tanto, non gli credono. Non così il giovane Marco, ispettore della Forestale, che per la sua passione per gli animali e la vita nei boschi è soprannominato Poiana. Sembra che in paese nessuno manchi all'appello, ma tra i maggiorenti del luogo, un impresario edile, un ex sindaco che ora possiede un'agenzia immobiliare e un maresciallo dei carabinieri che non brilla per intelligenza, ci sono relazioni e affari poco chiari. Così come sospetto è l'incendio che divampa qualche giorno dopo: un disastro che sembra provocato ad arte per cancellare qualcosa...
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Dizionario delle cose perdute
F. Guccini, Mondadori, 2012
Pagine: 108 - Formato: n.d.
EAN13: 9788804612858
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Dalle osterie fuori porta alle braghe corte che oggi nessun ragazzino è più costretto a portare, dal fumo libero nei cinema ai telefoni in duplex, dalla macchina da scrivere ai taxi verdi e neri che quasi nessuno ricorda più, dalle linguette per aprire le lattine agli odori - non ancora coperti dallo smog globale - che animavano ogni angolo delle città: con un poco di nostalgia, ma soprattutto con tutta l'energia e la poesia della sua prosa, Francesco Guccini rivolge il suo sguardo sornione su oggetti, situazioni, emozioni di un passato che è di tutti, ma che rischia di andare perduto. Un viaggio nella vita di ieri che si legge come un romanzo: per scoprire che l'archeologia "vicina" di noi stessi commuove, diverte e parla di come siamo diventati.
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