Allegato (1)
Italia riunita (Interrogazione parlamentare del 3 dicembre, Anno Domini
2139) - Si narra che nell’africano e quasi immemoriale inverno dell’anno 2004 di
nostro Signore, un gruppo d’eretici compagni d’estrazione marcatamente
gucciniana abbia deciso di realizzare l’opera enciclopedica che è stata
recentemente rinvenuta nei territori dell’italica corona.
È lapalissiano anche agli occhi d’uno sbadato ed incolto popolano che quel
volume ebbe il turpe intento di far rivivere le gesta pusillanimi di un discusso
menestrello di provincia: tal Francesco Guccini. Molto è stato detto sul
personaggio e quasi tutte le ricostruzioni storiche sembrano attribuire al
romagnolo delle intollerabili abitudini sessuali: a lanciare la quanto mai
fondata accusa sulle usanze carnali dell’individuo fu proprio un personaggio
vicino politicamente al Guccini; un suo carteggio lascia poco spazio
all’interpretazione:
Guccini si è sfogato. Quello che mi saluta dall'uscio di casa è un uomo nuovo,
diverso: come direbbe il cardinale Oddi, "c'è un tempo per sbagliare e uno per
rimediare". Vedendolo rasserenato, gli stringo la mano accorgendomi che è anche
negro e lo invito a riflettere sulla generosità della vita: "Sarai anche
omosessuale, ebreo e negro. Ma, rispetto a me, hai almeno la fortuna di non
essere comunista.
Seppure con un’inconfondibile terminologia plebea, il giornalista Michele Terra
svelò così la vera sembianza di un personaggio amato da generazioni assuefatte d’alcaloide ed etanolo. Eppure, questi incresciosi particolari della vita pubblica e privata di un uomo
avvilente, non hanno scoraggiato l’irrazionale e tumultuosa plebe a seguirlo con
un’insana passione.
L’opera enciclopedica che i quattro incappucciati avrebbero realizzato per
ricordare un siffatto individuo, sarebbe proprio dettata da una volgare
concupiscenza
ed i lavori per il completamento ultimo del progetto si dice siano durati ben 5
mesi, superando inverni africani ed estati siberiane con temperature oscillanti
tra 223 e 411 gradi Jersey. Le cause di un parto così travagliato non sono
riconducili alle avverse condizioni climatiche, ma sono tutte da ricercare
nell’atavica pigrizia che contraddistinse i disadorni discepoli – il Signor
Presidente ricordi che nell’anno domini 2004, allo stato d’inoperosità non
corrispondeva ancora alcuna pena capitale.
Ora, Noi - figli di quella gente - vogliamo davvero ricordare ogni giorno e
notte d’avere dei procreatori così meschini e biechi?
Oppure credete sia giunta l’ora di purificare le nostre anime purgando un
passato da dimenticare?
Io qui chiedo, in nome dell’Italico Popolo Riunito sotto la luce di Sua Maestà,
che quel volume venga distrutto. Per sempre.
Prima Repubblica Marxista delle Italie riunite (petizione popolare del 24 Mao
Tse-Tung, anno domini 2288) - È con il tipico linguaggio barocco, a tratti incomprensibile, che un oscuro parlamento italiano provò a mutare il destino di un'opera (1) ora conservata nel museo sito in Via Fabbri 43.
Oltre ad un'ovvia avversione mista ad invidia per un capolavoro-rosso, il
parlamentare prese due abbagli talmente evidenti da rendere goffo il suo
intervento.
Primo: l'opera non fu realizzata per ricordare le gesta di Francesco Guccini in
quanto il cantautore perì un quarantennio dopo il completamento del progetto a
lui dedicato.
Secondo: l'articolo citato di Michela Serra (divenuto "Terra", per il parlamentare) –
definito come carteggio inequivocabile – è, in realtà, uno spezzone di
un'intervista immaginaria pubblicata su un vecchio e glorioso supplemento di
"Cuore", "Contro!".
Ed è proprio ricordando quell'uggioso periodo e quei loschi tentativi di
distruggere un'opera unica, che il popolo chiede l'ampliamento del museo di Via
Fabbri, anche alla luce della scoperta archeologica del 10 Mao Tse-Tung: i nostri compagni
hanno rinvenuto una nuova pergamena facente parte del progetto "viafabbri43.net" (2).
Pur se quelle parole nulla dicono in onore di Francesco Guccini, ben possono
esemplificare l'ambiente in cui l'opera gucciniana si dipanò.
Attendiamo un responso tempestivo alla nostra istanza.
Allegato (2)
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