Esecuzioni musicali: Ellade Bandini,
Flaviano Cuffari, Vincenzo Palermo (batteria), Juan Carlos «Flaco»
Biondini, Gianfranco Coletta, Pietro Guccini, Deborah
Kooperman (chitarre), Dino D'Autorio, Gianemilio Tassoni,
Ares Tavolazzi (basso), Renèe Mantena (percussioni), Giorgio
Massini (flauto), Vince Tempera (tastiere e telefono).
Arrangiamenti collettivi. Produzione e regia: Pier Farri.
Promozione e coordinamento: Renzo Fantini. Tecnico del suono
e mixage: Bruno Malasoma. Regia mixage: Pier Farri,
Francesco Guccini, BiTi, Bruno Malasoma. Registrato presso
studi GRS di Milano in marzo e aprile 1978. Foto di
copertina: Piero Casadei. Immagine di copertina: particolare
della «Charta del Navicare» (1502) conservata alla
Biblioteca Estense di Modena.
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Amerigo
Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde,
qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d'
orzo.
Non so se si girò, non era il tipo d' uomo che si perde
in nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza
sforzo.
Quand' io l' ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già
vecchio
o così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola.
Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo
apparecchio,
un cinto d' ernia che sembrava una fondina per la pistola.
Ma quel mattino aveva il viso dei vent' anni senza rughe
e rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo,
parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe
E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide: "il
fatalismo".
Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre
e per scacciarlo aveva in corpo il primo vino di una cantina
e già sentiva in faccia l' odore d' olio e mare che fa Le
Havre,
e già sentiva in bocca l' odore della polvere della mina.
L' America era allora, per me i G.I. di Roosvelt, la quinta
armata,
l' America era Atlantide, l' America era il cuore, era il
destino,
l' America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata,
l' America era il mondo sognante e misterioso di Paperino.
L' America era allora per me provincia dolce, mondo di pace,
perduto paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta,
e Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort
Apache,
un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il
Limentra.
Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino,
dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla,
castello
e Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell' Appennino,
l' inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un
coltello.
E fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera,
per anni da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri,
di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani nella miniera,
sudore d' antracite in Pennsylvania, Arkansas, Texas,
Missouri.
Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita,
l' America era un angolo, l' America era un' ombra, nebbia
sottile,
l' America era un' ernia, un gioco di quei tanti che fa la
vita,
e dire boss per capo e ton per tonnellata, "raif" per
fucile.
Quand' io l' ho conosciuto o inizio a ricordarlo era già
vecchio,
sprezzante come i giovani, gli scivolavo accanto senza
afferrarlo
e non capivo che quell' uomo era il mio volto, era il mio
specchio
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per
rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per
rincontrarlo,
finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per
rincontrarlo...
(torna su)
Libera nos Domine
Da morte nera e secca, da morte innaturale,
da morte prematura, da morte industriale,
per mano poliziotta, di pazzo generale,
diossina o colorante, da incidente stradale,
dalle palle vaganti d' ogni tipo e ideale,
da tutti questi insieme e da ogni altro male,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da tutti gli imbecilli d' ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell' odio e del terrore,
da chi ti paradisa dicendo "è per amore",
dai manichei che ti urlano "o con noi o traditore!",
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti,
da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Da te, dalle tue immagini e dalla tua paura,
dai preti d' ogni credo, da ogni loro impostura,
da inferni e paradisi, da una vita futura,
da utopie per lenire questa morte sicura,
da crociati e crociate, da ogni sacra scrittura,
da fedeli invasati d' ogni tipo e natura,
libera, libera, libera, libera nos Domine,
libera, libera, libera, libera nos Domine...
(torna su)
100, Pennsylvania Ave.
La strada dalla Pennsylvania Station sembrava attraversasse
il continente
come se non tornasse più all' indietro, ma andasse sempre
avanti ad occidente
fra tombe in ferro-vetro, pianura, pali e gente.
E indietro invece e in fretta ci tornai, ma in certi miei
momenti forse oziosi
mi chiedo dove sei e che cosa fai e come passi i tuoi giorni
noiosi,
io che non ti risposi in questa casa mia che sai e non sai.
E immagino tu e lui, due americani sicuri e sani, un poco
alla John Wayne,
portare avanti i miti kennedyani e far scuola agli indiani:
amore e ecologia lassù nel Maine.
E là insegnare alla povera gente per poco o niente, vita
quasi pia,
fingendo o non sapendo proprio niente di quello che può
ancora far la CIA,
santi dell'occidente, per gli USA, e così sia...
Mi ha detto chi t' ha vista là da poco che sei rimasta
quella che eri allora,
un po' più vecchia, ma quasi per gioco e forse solo appena
un po' signora,
vorrei vederti ora perchè il ricordo mi diventa fioco...
E provo a immaginare in un momento per ridere di stare qui
con te,
ma sarebbe poi stato un cambiamento? Ci penso, ma non sento
che un' altra ancora ha i soliti perchè...
Però tu sai che è il gioco d' un istante perchè da allora
già lo sentivamo
che possibilità ce ne son tante per quei due tipi che allora
eravamo:
io son quasi importante, tu cosa sei, e chi siamo?
Ma forse almeno tu hai conservato quell' ideale che avevamo
in testa,
probabilmente in te cenni ha lasciato,ogni cosa alla lunga
mi molesta
e cerco un' altra festa e poi le feste in fondo mi han
stancato...
Poi erano ideali alla cogliona fatti coi miti del '63,
i due Giovanni e pace un po' alla buona, Ramblas di
Barcellona,
la prima crisi dura dentro in me...
Io credo che sappiamo che è diverso se le cose son state poi
più avare,
le accetti, tiri avanti e non hai perso se sono differenti
dal sognare
perchè non è uno scherzo sapere continuare.
E scusami se sono qui a pensare a te, alle tue parole e ai
tuoi sorrisi,
come il "Matto" fra carte da giocare può risolvere un attimo
di crisi,
anche se allora smisi, ora vado, e "via andare"...
Non voglio far felice proprio adesso tua madre che odiò l'
italiano istrione
quando disse a tuo padre che era un fesso lui e il
liberal-progresso
e urlò "rivoluzione!".
Son cose spero che perdonerai com' io ti ho perdonato ormai
a quest' ora,
come se fossi solo un piantaguai, il "but I love him" che
gli urlasti allora,
così ti canto ancora in questa casa mia che sai e non sai...
(torna su)
Eskimo
Questa domenica in Settembre non sarebbe pesata così,
l' estate finiva più "nature" vent' anni fa o giù di lì...
Con l' incoscienza dentro al basso ventre e alcuni audaci,
in tasca "l'Unità",
la paghi tutta, e a prezzi d' inflazione, quella che chiaman
la maturità...
Ma tu non sei cambiata di molto anche se adesso è al vento
quello che
io per vederlo ci ho impiegato tanto filosofando pure sui
perchè,
ma tu non sei cambiata di tanto e se cos' è un orgasmo ora
lo sai
potrai capire i miei vent' anni allora, i quasi cento adesso
capirai...
Portavo allora un eskimo innocente dettato solo dalla
povertà,
non era la rivolta permanente: diciamo che non c' era e
tanto fa.
Portavo una coscienza immacolata che tu tendevi a uccidere,
però
inutilmente ti ci sei provata con foto di famiglia o paletò...
E quanto son cambiato da allora e l'eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e
non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per
contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent'
anni fa!
Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per
Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all' anno o
a Carnevale.
Lasciammo allora tutti e due un qualcuno che non ne fece un
dramma o non lo so,
ma con i miei maglioni ero a disagio e mi pesava quel tuo
paletò...
Ma avevo la rivolta fra le dita, dei soldi in tasca niente e
tu lo sai
e mi pagavi il cinema stupita e non ti era toccato farlo
mai!
Perchè mi amavi non l' ho mai capito così diverso da quei
tuoi cliché,
perchè fra i tanti, bella, che hai colpito ti sei gettata
addosso proprio a me...
Infatti i fiori della prima volta non c' erano già più nel
sessantotto,
scoppiava finalmente la rivolta oppure in qualche modo mi
ero rotto,
tu li aspettavi ancora, ma io già urlavo che Dio era morto,
a monte, ma però
contro il sistema anch' io mi ribellavo cioè, sognando Dylan
e i provos...
E Gianni, ritornato da Londra, a lungo ci parlò dell' LSD,
tenne una quasi conferenza colta sul suo viaggio di nozze
stile freak
e noi non l' avevamo mai fatto e noi che non l' avremmo
fatto mai,
quell' erba ci cresceva tutt' attorno, per noi crescevan
solo i nostri guai...
Forse ci consolava far l' amore, ma precari in quel senso si
era già
un buco da un amico, un letto a ore su cui passava tutta la
città.
L'amore fatto alla "boia d' un Giuda" e al freddo in quella
stanza di altri e spoglia:
vederti o non vederti tutta nuda era un fatto di clima e non
di voglia!
E adesso che potremmo anche farlo e adesso che problemi non
ne ho,
che nostalgia per quelli contro un muro o dentro a un cine o
là dove si può...
E adesso che sappiam quasi tutto e adesso che problemi non
ne hai,
per nostalgia, lo rifaremmo in piedi scordando la moquette
stile e l'Hi-Fi...
Diciamolo per dire, ma davvero si ride per non piangere
perchè
se penso a quella che eri, a quel che ero, che compassione
che ho per me e per te.
Eppure a volte non mi spiacerebbe essere quelli di quei
tempi là,
sarà per aver quindici anni in meno o avere tutto per
possibilità...
Perchè a vent' anni è tutto ancora intero, perchè a vent'
anni è tutto chi lo sa,
a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in
testa a quell' età,
oppure allora si era solo noi non c' entra o meno quella
gioventù:
di discussioni, caroselli, eroi quel ch'è rimasto dimmelo un
po' tu...
E questa domenica in Settembre se ne sta lentamente per
finire
come le tante via, distrattamente, a cercare di fare o di
capire.
Forse lo stan pensando anche gli amici, gli andati, i
rassegnati, i soddisfatti,
giocando a dire che si era più felici, pensando a chi s' è
perso o no a quei party...
Ed io che ho sempre un eskimo addosso uguale a quello che
ricorderai,
io, come sempre, faccio quel che posso, domani poi ci
penserò se mai
ed io ti canterò questa canzone uguale a tante che già ti
cantai:
ignorala come hai ignorato le altre e poi saran le ultime
oramai...
(torna su)
Le cinque anatre
Cinque anatre volano a sud: molto prima del tempo l'inverno
è arrivato.
Cinque anatre in volo vedrai contro il sole velato, contro
il sole velato...
Nessun rumore sulla taiga, solo un lampo un istante ed un
morso crudele:
quattro anatre in volo vedrai ed una preda cadere ed una
preda cadere...
Quattro anatre volano a sud: quanto dista la terra che le
nutriva,
quanto la terra che le nutrirà e l' inverno già arriva e l'
inverno già arriva...
Il giorno sembra non finire mai; bianca fischia ed acceca
nel vento la neve:
solo tre anatre in volo vedrai e con un volo ormai greve e
con un volo ormai greve...
A cosa pensan nessuno lo saprà: nulla pensan l'inverno e la
grande pianura
e a nulla il gelo che il suolo spaccherà con un gridare che
dura, con un gridare che dura...
E il branco vola, vola verso sud. Nulla esiste più attorno
se non sonno e fame:
solo due anatre in volo vedrai verso il sud che ora appare,
verso il sud che ora appare...
Cinque anatre andavano a sud: forse una soltanto vedremo
arrivare,
ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare, che
bisognava volare,
che bisognava volare, che bisognava volare...
(torna su)
Mondo nuovo
Corre veloce, ma in che senso
il nostro tempo sconosciuto e strano
e i nostri occhi spaventati
guardano ciò che ci circonda
e non sanno credere ad un tecnico sortilegio che
pian piano e indifferente ci rapina
e ci trascina verso una realtà
che non vedremo mai (fra entità sconosciute e computers)
che non vedremo mai (fra le schede cifrate e le città)
che non vedremo mai...
E corre l' uomo confuso verso
ciò che neanche lui capisce,
chi ha programmato la sua vita
non sa chi sia e dove; ma che
importa, se solo questo lo fa
già dubitare del suo equilibrio
e aperta è già la strada oscuramente
verso una nuova realtà
che non capirà mai ( fra entità sconosciute e computers )
che non capirà mai ( fra le schede cifrate e le città )
che non capirà mai...
E non sapremo perchè e come
siamo di un' era in transizione
fra una civiltà quasi finita
ed una nuova inconcepita.
Se quasi nessuno ormai più crede,
quale mai sarà la nuova fede,
quali mai saran le nuove mete
che spegneranno la nostra eterna sete
di poter essere sé...
Anche se poi qualcuno soccomberà
io non so dire chi fra noi due sarà
quest' uomo nuovo
che avvince anche me
nel mondo nuovo che
noi non vedremo mai ( fra entità sconosciute e computers )
noi non vedremo mai ( fra le schede cifrate e le città )
noi non vedremo mai...
(torna su)
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