Esecuzioni musicali: Ellade Bandini
(batteria), Deborah Kooperman (chitarra folk), Franco
Mussida (chitarre), Victor Sogliani (seconda voce), Ares
Tavolazzi (basso), Vince Tempera (pianoforte).
Arrangiamenti: Vince Tempera e Pier Farri. Tecnico del
suono: Ezio De Rosa della Sax Records. Registrato a Milano
nell'autunno 1970. Foto di copertina a cura della Emi. Il
disco non presenta i testi.
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L'isola non trovata
...Ma bella più
di tutte l' isola non trovata, quella che il Re di Spagna s'
ebbe da suo cugino,
il Re di Portogallo, con firma suggellata
e "bulla" del pontefice in Gotico-Latino...
Il Re di Spagna fece vela cercando l' isola incantata,
però quell' isola non c'era e mai nessuno l'ha trovata:
svanì di prua dalla galea come un' idea,
come una splendida utopia, è andata via e non tornerà mai
più...
Le antiche carte dei corsari portano un segno misterioso
e ne parlan piano i marinai con un timor superstizioso:
nessuno sa se c'è davvero od è un pensiero,
se, a volte, il vento ne ha il profumo è come il fumo che
non prendi mai!
(torna su)
L'orizzonte di K.D.
K.D. si svegliò quel mattino e guardò le cose accanto a lei,
gli occhi ancor velati dalle briciole dei sogni
mentre il sonno scompariva accanto a lei lentamente,
il sonno scompariva accanto a lei...
K.D. si affacciò alla finestra, vide il mondo solito ad di
là:
svaniva il suo orizzonte sulla ruggine del ponte
dove il fiume scompariva e la città finiva,
dove il fiume scompariva...
K.D. non seppe mai dire che sensazione la prese,
sentì il suo corpo svanire, le braccia eran ali rapprese.
Pianse qualcuno lontano che forse non conosceva
ed il suo pianto pian piano quell'orizzonte scioglieva...
Ma poi sorrise sorpresa di quella stupida ebbrezza,
il suo orizzonte tornato reale
le dava la solita sua sicurezza,
solita sua sicurezza...
Quando anche noi qualche volta ci sentiam tristi per niente
forse c'è K.D. che piange lontana,
fantasma che è in noi e ci accompagna per sempre,
che ci accompagna per sempre,
che ci accompagna per sempre!
(torna su)
La collina
Dove finisce la
città, dove il rumore se ne va,
c'è una collina che nessuno vede mai
perchè una nebbia come un velo la ricopre fino al cielo
dall' eternità...
Nessuno mai la troverà la strada, forse in altra età
si è conosciuta, ma l' abbiam scordata ormai:
l' abbiam scordata e si è perduta lungo i giorni della vita
dall'eternità...
Forse l' abbiam vista nel passato, ma il ricordo se n'è
andato dalla mente.
Cercala negli angoli del sogno per portarla lungo il mondo
del presente.
Oh, se solamente io potessi rivederla com'è adesso per
un'ora!
So di fiori grandi come soli ma mi sfuggono i colori,
ancora.
Ricordo che alla sommità c'è un uomo che sta sempre là,
per impedire che qualcuno cada giù
da quella magica collina, dalla parte che declina e non
ritorni più...
Anch'io tra i fiori, tempo fa, giocavo sulla sommità
con i compagni miei, dentro alla segale,
ma il prenditore non mi ha scorto quando son caduto al mondo
per l'eternità...
(torna su)
Il frate
Lo chiamavano "il frate", il nome di tutta una vita,
segno di una fede perduta, di una vocazione finita.
Lo vedevi arrivare vestito di stracci e stranezza,
mentre la malizia dei bimbi rideva della sua saggezza...
Dopo un bicchiere di vino, con frasi un po' ironiche e
amare,
parlava in tedesco e in latino, parlava di Dio e
Schopenhauer.
E parlava, parlava, con me che lo stavo a sentire
mentre la sera d'estate non voleva morire...
Viveva di tutto e di niente, di vino che muove i ricordi,
di carità della gente, di dei e filosofi sordi...
Chiacchiere d' un ubriaco con salti di tempo e di spazio,
storie di sbornie e di amori che non capivano Orazio...
E quelle sere d' estate sapevan di vino e di scienza,
con me che lo stavo a sentire con colta benevolenza.
Ma non ho ancora capito mentre lo stavo a ascoltare
chi fosse a prendere in giro, chi dei due fosse a
imparare...
Ma non ho ancora capito, fra risa per donne e per Dio,
se fosse lui il disperato o il disperato son io...
Ma non ho ancora capito con la mia cultura fasulla
chi avesse capito la vita chi non capisse ancor nulla...
(torna su)
Un altro giorno è andato
E un altro
giorno è andato, la sua musica ha finito,
quanto tempo è ormai passato e passerà?
Le orchestre di motori ne accompagnano i sospiri:
l' oggi dove è andato l' ieri se ne andrà.
Se guardi nelle tasche della sera
ritrovi le ore che conosci già,
ma il riso dei minuti cambia in pianto ormai
e il tempo andato non ritroverai...
Giornate senza senso, come un mare senza vento,
come perle di collane di tristezza...
Le porte dell'estate dall' inverno son bagnate:
fugge un cane come la tua giovinezza.
Negli angoli di casa cerchi il mondo,
nei libri e nei poeti cerchi te,
ma il tuo poeta muore e l' alba non vedrà
e dove corra il tempo chi lo sa?
Nel sole dei cortili i tuoi fantasmi giovanili
corron dietro a delle Silvie beffeggianti,
si è spenta la fontana, si è ossidata la campana:
perchè adesso ridi al gioco degli amanti?
Sei pronto per gettarti sulle strade,
l' inutile bagaglio hai dentro in te,
ma temi il sole e l' acqua prima o poi cadrà
e il tempo andato non ritornerà...
Professionisti acuti, fra i sorrisi ed i saluti,
ironizzano i tuoi dubbi sulla vita,
le madri dei tuoi amori sognan trepide dottori,
ti rinfacciano una crisi non chiarita:
la sfera di cristallo si è offuscata
e l' aquilone tuo non vola più,
nemmeno il dubbio resta nei pensieri tuoi
e il tempo passa e fermalo se puoi...
Se i giorni ti han chiamato tu hai risposto da svogliato,
il sorriso degli specchi è già finito,
nei vicoli e sui muri quel buffone che tu eri
è rimasto solo a pianger divertito.
Nel seme al vento afferri la fortuna,
al rosso saggio chiedi i tuoi perchè,
vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
ma il tempo passa e non ritorna più...
E un altro giorno è andato, la sua musica ha finito,
quanto tempo è ormai passato e passerà!
Tu canti nella strada frasi a cui nessuno bada,
il domani come tutto se ne andrà:
ti guardi nelle mani e stringi il vuoto,
se guardi nelle tasche troverai
gli spiccioli che ieri non avevi, ma
il tempo andato non ritornerà,
il tempo andato non ritornerà,
il tempo andato non ritornerà...
(torna su)
Canzone di notte
Ore confuse nella notte, la malinconia non è uno stato d'
animo,
le vite altrui si sono rotte e sembra non esista più il tuo
prossimo.
Ti vesti un poco di silenzio, hai la dolce illusione di
esser solo,
son macchine che passano od è il vento, o sono i tuoi
pensieri alzati in volo.
I tuoi pensieri un po' ubriachi, danzando per le strade si
allontanano,
ti son sfuggiti dalla mano e il giorno sembra ormai così
lontano
e il giorno sembra ormai così lontano...
Mattino o notte, hai perso il tempo, la malinconia ti sembra
di toccarla,
ma forse è l'ora dell' avvento e chiami l' ironia per
aiutarla.
E forse c'è qualcuno che ora muore, e forse c'è qualcuno che
ora nasce,
qualcuno compie un crimine d' onore, passeggiano sui viali
le bagasce.
Bagasce sono i tuoi ricordi che fra canzoni e vino ti
disturbano,
che ti molestano pian piano e il giorno sembra ormai così
lontano,
e il giorno sembra ormai così lontano....
Mattino o notte, cosa importa? I giorni sono nuvole
distratte.
Suonerò l'ora alla tua porta e l' orologio è il sangue tuo
che batte.
Quando verrà il tempo di partire l' ora avrà il medesimo
colore:
sembra sempre un poco di morire nel momento eroico
dell'amore...
Se ridi o piangi è sempre uguale, le cose nel ricordo poi si
sfumano,
il sacro si unirà al profano e il giorno sembra ormai così
lontano
e il giorno sembra ormai così lontano....
Mattino o notte, dentro e fuori, sei certo o cerchi la
consolazione?
Son bianco e nero sol colori, o facce ambigue della tua
prigione?
Cerchi sempre ciò che ti è lontano, dopo dici: "Tutto è
relativo,"
ma l' ironia e il dolor dicono invano che sei certo solo di
esser vivo.
Ma c'è ancor tempo per pensare, per maledire e per versare
il vino,
per pianger, ridere e giocare e il giorno sembra ormai così
vicino,
e il giorno sembra ormai così vicino,
e il giorno sembra ormai così vicino,
e il giorno sembra ormai così vicino...
(torna su)
Il tema
Un anno è andato via della mia vita, già vedo danzar l'
altro che passerà.
Cantare il tempo andato sarà il mio tema perchè negli anni
uguale sempre è il problema:
e dirò sempre le stesse cose viste sotto mille angoli
diversi,
cercherò i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, i
visi che si sono persi,
canterò soltanto il tempo...
Ed ora dove sei tu che sapevi ridare ai giorni e ai mesi un
qualche senso.
La giostra dei miei simboli fluisce uguale per trarre anche
dal male qualche compenso:
e dirò di pietre consumate, di città finite, morte
sensazioni,
racconterò le mie visioni spente di fantasmi e gente lungo
le stagioni
e canterò soltanto il tempo...
E via, e via, e via parole vane che scivolano piane dalle
chitarre
e se ne vanno e vibrano, non resta niente, un suono che si
sente e poi scompare...
E sono qui sempre le stesse cose viste sotto mille angoli
diversi,
e cercherò i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, i
visi che si sono persi,
e canterò soltanto il tempo...
(torna su)
L'uomo
Senza l'ultima parola, frase saggia da citarsi,
piegò il capo sul cuscino quasi per addormentarsi,
senza un grido, senza un nome, senza motti, senza un suono,
nè il rumore di battaglie, era morto un altro uomo,
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì,
per dove non sapremo mai.
mai, mai, mai, mai, mai...
C' era buio nella stanza, di malato un greve odore
e una lieve, pazza danza di mosconi in amore;
lievi ronzan le preghiere, poi qualcuno se n'è accorto:
si alzò atroce nella sera, solo un chiaro grido: "E' morto!"
Restò solo qualcosa che volò
nell' aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai
mai, mai, mai, mai, mai...
Svelti accorrono gli astanti: "Com'è morto?", "Com'è
andata?"
Sfrigolava ormai sui pianti la candela già bruciata;
gli composero le braccia, si ravviò la rada chioma,
ondeggiava sulla faccia del rosario la corona:
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai...
Si frugò dentro ai ricordi di una vita ormai finita,
si guardò dentro ai cassetti colmi di carta ingiallita:
"Questa foto è per la figlia." "L'orologio qui a chi tocca?"
"Meglio gli chiudiate gli occhi." "Meglio chiudergli la
bocca."
Restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai
mai, mai, mai, mai, mai...
Si riuniscono i parenti, si rincorrono i ricordi,
già si parla delle spese, già si senton pianti sordi:
qualche spicciolo lasciato provocò parole accese
che volarono sul letto e copriron le candele;
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai...
Uno schiaffo fa tacere anche i giochi dei bambini,
son calate le serrande, neri sfilano i vicini.
Le ghirlande hanno gettato la tristezza sulle scale,
fra i parenti addolorati se ne scende il funerale,
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai...
Una vita: quante cose dice il prete in due parole;
lo ringraziano gli astanti, via l'inverno, c'è già il sole,
chiacchiere, risate lievi, vanno per il cimitero,
restan fiori con le scritte, resta al vento un drappo nero,
restò solo qualcosa che volò
nell'aria calma e poi svanì
per dove non sapremo mai,
mai, mai, mai, mai, mai, mai...
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Asia
Fra i fiori tropicali, fra grida di dolcezza, la lenta,
lieve brezza scivolava
e piano poi portava, fischiando fra la rete, l' odore delle
sete e della spezia.
Leone di Venezia, Leone di San Marco, l' arma cristiana è al
varco dell' Oriente:
ai porti di ponente il mare ti ha portato i carichi di
avorio e di broccato.
Le vesti dei mercanti trasudano di ori, tesori immani
portano le stive;
si affacciano alle rive le colorate vele, fragranti di
garofano e di pepe.
Trasudano le schiene schiantate dal lavoro, son per la terra
mirra, l' oro e incenso.
Sembra che sia nel vento su fra la palma somma il grido del
sudore e della gomma.
E l' Asia par che dorma, ma sta sospesa in aria l' immensa,
millenaria sua cultura:
i bianchi e la natura non possono schiacciare i Buddha, i
Chela, gli uomini ed il mare.
Leone di San Marco, leone del profeta, ad est di Creta corre
il tuo vangelo;
si staglia contro il cielo il tuo simbolo strano: la spada e
non il libro hai nella mano.
Terra di meraviglie, terra di grazie e mali, di mitici
animali da bestiari;
s' arriva dai santuari, fin sopra all' alta plancia, il fumo
della gangia e dell'incenso.
E quel profumo intenso è rotta di gabbiani, segno di vani
simboli divini
e gli uccelli marini additano col volo la strada del Katai
per Marco Polo
(torna su)
L'isola non trovata
Appare, a volte, avvolta di foschia, magica e bella,
ma se il pilota avanza su mari misteriosi è già volata via,
tingendosi d'azzurro, color di lontananza...
Il Re di Spagna fece vela cercando l'isola incantata...
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